...il tuo Prof...
...non ti arresta, ma ti controlla...
...studiato Bach?
fuori le nocche! :-)
...e la diteggiatura è quella esatta??
...e giù quelle spalle...
La prosecuzione degli studi pianistici dopo la scuola primaria prevede tre strade: l'ingresso ai corsi pre-accademici di un qualsiasi Conservatorio, l'ingresso ad un Liceo Musicale, oppure l'iscrizione ad una scuola privata del territorio, che dia delle garanzie di qualità.
Ricordo di Pia, la mia prima maestra di pianoforte. Un po’ romanzato… ma solo un po’.
Entrai in casa della Sig. Pia Baschiera Tallon nel 1972, all’età di sei anni, accompagnato da mio padre, artigiano, fabbro di fiducia ed amico dell’ingegner Arrigo Tallon, di lei marito. Ne sono uscito all’età di diciannove anni, frequentando senza interruzione per molti anni lezioni di pianoforte anche tre volte la settimana. Posso ben dire che quella villa color bordò in perfetto stile fascista in via Oderdan a Pordenone, se non è stata la mia seconda casa, ha però certamente lasciato un segno nella mia formazione.
Dunque, il vialetto che attraversa il piccolo parco e conduce alla villa faceva da filtro fra il traffico cittadino e il senso di sospensione temporale che caratterizzava la vita all’interno della villa stessa. Vi abitavano, oltre alla mia insegnante di pianoforte di nome Pia (si… più di nome che di fatto), la sua mamma centenaria, la signora Laura, che in tajeur nero e tacchi assisteva seduta sul divano circolare a tutte le lezioni degli allievi che si snocciolavano per tutto il pomeriggio, da lunedi a sabato, ed a volte anche la domenica, e Cate, la giovane governante. Laura, a quasi cento anni, parlava correntemente il tedesco e durante gli anni del liceo mi correggeva con sorprendente lucidità le desinenze dei verbi, dal momento che studiavo tedesco presso il Liceo Linguistico Oxford in viale Marconi e il pomeriggio passavo spesso alcune ore nelle sale della villa, fra una lezione di pianoforte e un corso di armonia. Come dicevo, In villa abitava anche “Cate”, la governante di mezza età senza diritto di parola che compariva solo al suono di un campanellino posto sia in sala da pranzo che nella sala dei pianoforti , in fondo al lungo corridoio; in ingresso, accanto ad uno splendido tavolo da biliardo, c’era anche un pappagallo Ara di nome Loro. “Loro” era il primo essere animato nell’accogliere gli ospiti in casa, oltre alla cameriera Cate, ovviamente. Ricordo che talora si aggrappava alla parte più alta della gabbia e si dondolava. Pia, che d’ora in poi chiamerò “la signora Tallon”, perché di fatto nessuno pensava di prendersi alcun tipo di confidenza con lei, definiva questa rara esibizione “l’angioletto”, e se accadeva che Loro facesse l’angioletto quando si entrava per affrontare la lezione di strumento, le probabilità che la lezione fosse pervasa da un atteggiamento più benevolo erano decisamente più significative. Ma gli animali che frequentavano la villa, o che l’avevano appena finita di frequentare, erano altri. Appena fuori della porta di ingresso della villa c’erano due piccoli vasi in pietra con coperchio, due urne, che testimoniavano l’attaccamento di Pia per gli animali. Contenevano le ceneri di Ulisse III di Cambiano e di suo padre (presumo Ulisse II), due cani razza Collie che erano vissuti tempo addietro nella villa, e i resti sotto forma di ceneri di altri collie che per motivi di età non ho mai conosciuto. Nel ’72 io conobbi semplicemente Ulisse, anch’esso un Collie, ultimo animale ospite della casa, trattato da Pia come un figlio, in quanto mangiava a tavola ed aveva un pessimo alito dall’odore di cicoria, chiaramente distinguibile quando si sedeva sotto il seggiolino del pianoforte durante le lezioni. Ho sempre avuto la sensazione che a volte gli scappasse qualcosa di più che una semplice alitata, ma il dubbio che la signora Tallon, guardandomi con fare indagatore, non avesse esitazioni nell’attribuire l’origine di quelle maleodoranti esalazioni mi è sempre rimasto...
Non tutti i bambini resistevano alle lezioni di Pia, perché lei insegnava gratuitamente, ma chi si presentava per due o tre volte di seguito in modo impreparato non poteva resistere a lungo ai suoi“... guarda che io non ho tempo da perdere!...” . Io la conobbi nel ’72, l’anno di Ulisse, e lei era già verso i settanta, ma posso garantire che l’età non l’aveva certo ammorbidita e Pia era un nome che le giovani leve non associavano ad un carattere docile o tantomeno mansueto. Non ero di certo quello che si può definire un “enfant prodige”, ero semplicemente diligente…. Continua….